Dälek @ Budapest


Arriviamo sulla barca nel mezzo del Danubio,la A38,sembra deserta. Il concerto infatti comincia senza troppi fronzoli con la performance di un gruppo post-punk locale poi entrano in scena i Dälek. Posizionano i loro 3 apple sul tavolo, un micro-korg, una chitarra e turn-table+mixers vari gestiti da oKtopus. Il chitarrista comincia ad infuriare sulle corde ma dagli speakers escono suoni opachi e tenui che incidono maggiormente solo con l’aumento di volume e distorsione nel tempo; il micro-korg comincia coi suoi suoni estremamente saturati che si miscelano in un ammasso di clipping e overdriving con un feedback a dir poco devastante. Dopo un 5 minuti di delirio totale entra in scena oKtopus, che fin da subito bombarda letteralmente la sala con le sue basi potenti, studiate e allo stesso tempo semplici nel grooving. La temperatura sale, la musica si fa potente, ti invade, prende forma e si trasforma definitivamente quando entra in scena il vocalist, spiritato ed in preda a manie di auto-divinismo. Comincia col suo beat aggressivo e spietato, uno stile esagerato e tutto sudato gesticola con microfono in mano cercando conforto solo nelle luci di scena. Propongono canzoni vecchie e nuove, con un'udibile evoluzione: la piega noise che hanno intrapreso derivante dalla collaborazione coi Faust scorre forte in loro, anche se questa nuova componente della loro musica va comunque calibrata e ragionata; di sicuro ,però, le loro uscite future potranno essere potenzialmente molto interessanti. roTeus

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